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Il sistema preventivo di don Bosco
- 19 Luglio 2021
- Pubblicato da: giovanni.cassina
- Categoria: Scuola Primaria Scuola Secondaria
Don Bosco, santo ed educatore del XIX secolo, fin dall’inizio della sua missione pastorale ebbe come focus la cura e l’educazione dei giovani, in particolare di quelli più poveri ed abbandonati. La sua intuizione educativa, definita ‘Sistema Preventivo’, lo portò ad avviare i suoi primi oratori, caratterizzati dalla presenza di attività di gioco, corsi formazione al lavoro e percorsi di evangelizzazione. L’opera con gli anni andò sempre più ingrandendosi e strutturandosi, con la costituzione in tutto il mondo di: scuole dell’infanzia, di primo e secondo grado; centri di formazione professionale; università; oratori; case famiglia; dopo scuola e altro ancora.
Il sistema preventivo di don Bosco, che ha di mira l’educazione integrale della persona, si fonda su tre pilastri: ragione, religione e amorevolezza. Nel 1800 l’accezione “preventivo” non aveva la stessa connotazione che gli viene attribuita oggi, essa infatti veniva intesa come un intervento repressivo agito antecedentemente a una possibile commissione di reato; per questa ragione all’epoca, dovendo scegliere, il metodo educativo ritenuto più efficace era purtroppo quello repressivo propriamente detto (punizione dopo il reato).
Don Bosco, come altri pensatori dell’epoca, ebbe una doppia intuizione: primo, il sistema repressivo non aveva nessuna efficacia né come deterrente né come insegnamento, molto spesso, infatti, i ragazzi che finivano purtroppo in carcere ne uscivano confermati nei loro atteggiamenti criminali; secondo, parlare di sistema preventivo doveva assumere dei tratti diversi da quelli riconosciuti all’epoca. Prevenire doveva significare allontanare i ragazzi da situazioni rischiose, attraverso buone pratiche che permettessero loro di avere gli strumenti necessari per inserirsi nella società civile.
Ragione. Don Bosco era ben consapevole che la persona si educa attraverso la ragione. Educare l’uomo significa, in un certo senso, educarlo alla libertà (non solo libertà da ma anche libertà per) e questo non può accadere se non attraverso l’uso della ragione e dell’intelletto.
Religione. L’uomo però non è fatto solo di ragione e anch’essa ha la necessità di avere un fondamento a cui aggrapparsi per evitare facili errori, che pur avendo una loro rigorosità interna, rischiano di allontanare molto dalla realtà. Don Bosco, in quanto uomo di fede, riconosceva che l’unico assoluto che rispettasse l’uomo nella sua pienezza senza mortificarlo poteva essere solo Dio. Il Santo coltivò questo aspetto attraverso una preoccupazione costante all’educazione della coscienza dei suoi ragazzi per abilitare la libertà a riconoscere il bene ed evitare il male.
Amorevolezza. Contro ogni teoria positivistica, all’epoca ancora in voga, il sistema preventivo si rifiutava di indagare e occuparsi di solo ciò che nell’uomo era chiaro e distinto (aspetti quantificabili) ma si prendeva cura anche di altri aspetti altrettanto importanti: piena maturazione affettiva, costruzione di relazioni sane tra pari e con gli adulti.i. A tal proposito don Bosco riconobbe che affinché i ragazzi interiorizzassero, nella libertà, i valori della religione, dell’umanesimo e della società era necessario che quelle verità fossero mediate da affetti sinceri e riconosciuti: “Che i giovani non solo siano amati, ma che essi stessi conoscano di essere amati”.
Ad oggi il sistema preventivo di don Bosco, ancora studiato per cercare di coglierne le più piccole ma fondamentali sfumature, è alla base dell’azione educativa condotta nelle opere salesiane si tratti di scuole, di oratori o di case famiglia. La sfida ovviamente consiste nel declinarlo opportunamente, tenendo in costante considerazione: il tipo di servizio fornito, il contesto sociale e la tipologia di giovani.